Pierluigi Billone
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UTU AN.KI LU (1996)

per Contrabbasso

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Pierluigi Billone


Alcune vibrazioni “grezze” e instabili delle corde contengono oscillazioni superficiali più brevi: tracce di apparenti vibrazioni vocali o di provenienza indecifrabile che si formano solo in movimento e non sono separabili dalla vibrazione grezza che le genera. Spesso non sono riproducibili. Uno sfondo inascoltato che si manifesta inizialmente solo in particolari condizioni, e soprattutto nelle zone d’ombra della tecnica e delle vibrazioni già note. Un “dietro” o un “altrove”, esattamente lì dove migliaia di dita sono passate e ripassate suonando, senza avvertire queste tracce e semplicemente ignorandole, perché estranee al musicale più ovvio (e sicuro) e perché indirizzano l’attenzione verso una zona dove le distinzioni più familiari diventano incerte o addirittura cadono...

Nella disponibilità all’ascolto e al colloquio poetico e visionario con il mondo, la presenza di questi accenti (in rapporto alla superficie che li nasconde e allo sfondo che li genera) è una emozione che concentra a sé l’intero movimento della attenzione. Queste vibrazioni, precarie e uniche, diventano il punto inafferrabile che rivela un intreccio di nessi di natura diversa (così come una eclisse- “attimo” su scala planetaria- rivela la possibilità e la connessione di un ordine da scoprire) Le tracce iniziali indicano inscindibilmente una stato-relazione.

Il lavoro comincia con uno studio e un irraggiamento di questo nesso in direzioni differenti; la dimensione che si apre è il *Musicale, in senso amplissimo. In questa fase non viene prodotto alcun “pezzo”, è più una scrittura-attenzione dove il foglio muta continuamente o non esiste affatto. Questa apertura verso il *Musicale genera lentamente un suo polo: il (futuro) pezzo.

E’ un lento movimento di concentrazione: attraverso la scrittura compositiva emerge la dimensione più specifica e privilegiata del “solo-musicale”. E’ un movimento a spirale che, se riesce a non perdere il contatto con il cerchio iniziale, resta aperto, e vi rinvia continuamente. In questa prospettiva però il comporre e l’ascolto mutano e cominciano a confondersi. Ciò che la scrittura definisce e fissa non è più semplicemente riducibile a un gioco di relazioni e differenze di segni musicali. Il “Suono” resta aperto, con tutta la ricchezza e l’ambiguità di una presenza viva. I nessi che entrano in gioco attraversano il “foglio” obliquamente e lo oltrepassano.

UTU è uno slancio astratto e visionario. In UTU, inizialmente risuona ITI. Ciò che si è manifestato nella velocità e nel respiro della Viola, risuona ora nell’inerzia meccanica e nella gigantesca estensione del Contrabbasso. Qui può essere rallentato, quasi “fermato”, così da rendere udibile (UTU-Luce, Trasparenza) il movimento che separa e lega una particolare presenza plastica (vocale) allo sfondo da cui emerge, e l’orizzonte che contiene entrambi (AN.KI-Frammezzo). Lo spazio che si apre è labirintico e il movimento resta enigmatico.

In questo manifestarsi del *Musicale ho creduto di riconoscere un tratto del maschile (LU-Maschile).

Vedi inoltre [ITI KE MI]